Ecco perché la displasia congenita dell’anca non dovrebbe essere sottovalutata: cause, sintomi e trattamenti

Ecco perché la displasia congenita dell’anca non dovrebbe essere sottovalutata: cause, sintomi e trattamenti

La displasia congenita dell’anca è una delle patologie scheletriche più comuni nei neonati, insieme al piede torto. L’articolazione tra l’acetabolo e la testa del femore non è ancora completamente sviluppata, il che limita la sua funzionalità. I bordi poco accentuati dell’acetabolo non riescono a contenere la testa del femore, e quando il bambino adduce la gamba, l’articolazione rischia di lussare.

Si ritiene che la causa principale di questa patologia sia di origine ereditaria, ma posizioni anomale del feto nell’utero materno possono anche contribuire al suo sviluppo. La displasia congenita dell’anca, se non trattata adeguatamente, può causare seri danni alla deambulazione del bambino una volta che cresce.

QUALI SONO LE PERSONE PIU’ COLPITE

Oggi, la displasia congenita dell’anca è molto meno comune rispetto al passato grazie ai migliori screening eseguiti sui neonati prima della dimissione dall’ospedale. In Italia, ha un’incidenza approssimativa dell’1 per mille e colpisce più spesso le bambine rispetto ai maschi (rapporto 1:6). I casi sono concentrati soprattutto in Emilia Romagna, Puglia e Valle d’Aosta.

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DIAGNOSI

Manovra di Ortolani

Per una corretta diagnosi della displasia congenita dell’anca, il medico può eseguire la manovra di Ortolani al momento della nascita del bambino. La procedura consiste nel far sdraiare il bambino supino su una superficie rigida, con le anche e le ginocchia flesse a 90 gradi. Il medico posiziona poi l’indice e il medio della sua mano a livello del gran trocantere del bambino, con il pollice interno vicino al ginocchio.

Trazionando l’arto, il trocantere viene portato verso l’acetabolo e riposizionato nella giusta sede. Se ruotando l’arto verso l’esterno, si avverte uno scatto, allora si può sospettare la presenza di displasia.

È importante eseguire questa manovra già nei primi giorni di vita del bambino, poiché più il bambino cresce, più è difficile ottenere risultati precisi con questo esame.

Per confermare l’esito positivo della manovra di Ortolani e verificare la presenza di eventuali patologie, è opportuno eseguire un’ecografia. Nel caso in cui si sospetti la presenza di displasia, si procede trazionando l’arto e riposizionando il trocantere nella giusta sede. La difficoltà di ottenere buoni risultati da questo esame aumenta con la crescita del bambino, pertanto è consigliabile eseguirlo già nei primi giorni di vita. In presenza di uno stato patologico, si adotteranno differenti approcci a seconda della gravità della situazione. È importante eseguire l’ecografia per confermare l’esito positivo della manovra di Ortolani.

TERAPIA

milgram

Si consiglia ai genitori di far dormire il neonato in posizione supina, trasportarlo con un marsupio e tenerlo spesso in braccio appoggiandolo sul fianco, al fine di prevenire eventuali problemi ortopedici. Nel caso in cui si riscontri una complicazione, come ad esempio una displasia dell’anca, dopo i primi mesi di vita, si possono utilizzare dei tutori ortopedici specifici. Tra i più pratici si annovera il divaricatore di Milgram, oppure si possono utilizzare mutandine in polietilene con chiusure a velcro. Questi ausili vanno indossati per gran parte della giornata e rimossi solo per il lavaggio del neonato. Sono costruiti per mantenere l’arto da correggere nella posizione più adeguata, consentendo di registrare correttamente sia la flessoestensione che la rotazione del femore.

La diagnosi precoce della displasia dell’anca può essere trattata efficacemente con l’uso di tutori ortopedici, che possono portare alla completa guarigione senza conseguenze future nella stragrande maggioranza dei casi. Tuttavia, se la patologia viene diagnosticata tardivamente e l’instabilità dell’arto è grave, può essere necessario un intervento chirurgico per riposizionare l’articolazione nella corretta posizione. Successivamente, per un periodo di tre o quattro mesi, sarà necessario l’utilizzo di apparecchiature gessate per immobilizzare completamente l’arto del bambino fino al completo sviluppo delle parti scheletriche. Dopo la rimozione del gesso, se necessario, si possono utilizzare i tutori ortopedici precedentemente descritti per consolidare il trattamento.

In caso di diagnosi tardiva o grave instabilità dell’arto colpito da displasia dell’anca, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico per riposizionare l’articolazione e ricostruire l’acetabolo. Dopo l’operazione, il bambino dovrà indossare un gesso per un certo periodo di tempo. È normale che i bambini affetti da displasia abbiano ritardi nella deambulazione, ma di solito non è necessario un intervento di fisioterapia.

Maggiori informazioni le potete trovare qui.

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